domenica 19 ottobre 2014

La gnosi politica di Philip K. Dick. Il 'Minority Report' nascosto della realtà (Jay Kinney)

Sembra impossibile, ma sono passati quasi vent’anni dall’uscita di Bladerunner. Quell’affascinante ed influente film è stato il primo ad essere ispirato agli scritti dell’autore di fantascienza Philip K. Dick. Altri films, di vario successo lo hanno seguito, compresi Total Recall e Screamers, ma finora i più dickiani sono stati quelli che si sono imbattuti nella sua distopica e paranoica sensibilità senza basarsi direttamente su uno dei suoi libri o dei suoi racconti. The Truman Show, Essi vivono!, Pleasantville, e il notevolissimo The Matrix, sono in spirito tutti films di Dick, nonostante la sua assenza dai titoli di coda.

L’ultima uscita di Spielberg, Minority Report, ritorna direttamente ad attingere alla profonda fonte d’ispirazione di Philip Dick e, nonostante l’inevitabile conclusione spielberghiana, riesce ad evocare uno dei temi preferiti di Dick: come può uno eludere il soffocamento di un usurpante stato di polizia? In Minority Report, questo assume la forma del locale Dipartimento del Precrimine di Washington D.C., che è riuscito ad eliminare gli assassinii arrestandone ed incarcerandone i perpetratori prima che commettano i loro crimini. Questo è reso possibile dall’utilizzo delle facoltà di tre precogs (precognitivi), i quali hanno il talento involontario di vedere nell’immediato futuro e di scorgere gli assassinii in fase di attuazione. Come spiega il film, nell’anno 2054, sta per aver luogo un referendum nazionale per allargare a livello di polizia nazionale la prevenzione pre-criminale.



Dati i recenti passi negli USA da parte dell’Amministrazione Bush per tenere indefinitamente in stato di arresto coloro che non hanno ancora commesso dei crimini, ma che possono averli progettati, il filo conduttore di Minority Report è quasi sorprendente. Il racconto originale di Dick apparve nel 1956, e lo script del film era stato realizzato ben prima dello shock dell’11 settembre. Ma in qualche modo, le intuizioni dickiane sull’applicazione del pre-crimine sono state portate sul grande schermo proprio nel momento in cui norme ad esso analoghe si stanno emanando nella vita reale. PKD, che morì nel 1982, se fosse ancora tra di noi, ne avvertirebbe l’ironia.

Gnosi

Gnosticismo è un termine attribuito comunemente a numerose sette cristiane degli inizi, le quali enfatizzavano la necessità di ricevere la “gnosi” (la conoscenza divina della vera realtà) al fine di essere salvati. Sebbene si considerassero cristiani, gli Gnostici divergevano sia dal Giudaismo che dalla Cristianità cattolica per la loro fede che questo mondo fosse la creazione imperfetta e intrappolante di un dispotico Demiurgo che avrebbe usurpato il posto a Dio. Attraverso l’azione di un Cristo redentore e della sua sposa, Sophia (Sapienza), gli Gnostici confidavano di ritornare, oltre la morte, all’altissimo regno del Pleroma (Pienezza) per unirsi al vero Dio Sconosciuto.
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Da “La penultima Verità” (1964)

“La maggior parte degli esseri umani vive in città blindate molto al di sotto della superficie della Terra, credendosi al sicuro dal conflitto nucleare che si sta svolgendo al di sopra delle loro teste. In realtà, la guerra è durata dieci anni e, invece di essere una rovina radioattiva, il pianeta è un vasto parco, dominato da baroni feudali che fanno i loro giochi di potere sulle masse sepolte dei loro simili.” (1)


Ciò, in ultima analisi, è la sintesi consueta dello Gnosticismo. Da un punto di vista più ampio, vi sono stati molti gnosticismi, e molte “gnosi” – alcune risalgono a prima dell’era cristiana ed alcune del tutto indipendenti dal Cristianesimo. Gnosi, come sinonimo di illuminazione od unione mistica, è equivalente, ad esempio, a marifah (Arabo) o irfan (Persiano) nell’Islam esoterico. Comunque, anche se possiamo presumere che lo stato di coscienza espresso dal termine “gnosi” sia universalmente accessibile (o almeno lo sia potenzialmente), non è per niente certo che coloro i quali usavano questa parola si riferissero sempre allo stesso concetto.

Ad esempio, la gnosi dei mistici Sufi dell’Islam non comprende alcuna ammissione dell’esistenza di un Demiurgo o di un Dio falso, inferiore. Infatti, la tawhid, l’Unità di Dio e della Creazione, è un presupposto così fondamentale nell’Islam, che una realizzazione spirituale che mirasse ad un Dio più Elevato rispetto al Creatore sarebbe immediatamente rifiutata come un’illusione. D’altra parte, gli yogi hindu potrebbero trovarsi subito d’accordo con molti gnostici sul concetto che questo mondo è un velo o un’illusione (maya in Sanscrito) e che vi è un Dio Assoluto dietro o al di sopra di dei inferiori. Ma pochi yogi condividerebbero il giudizio gnostico che ciò è indice di un difetto morale nell’universo.

Qual' è esattamente la natura della conoscenza divina che gli Gnostici ed altri mistici hanno in vista? È impossibile descriverlo con precisione, a causa della natura non discorsiva di quella conoscenza. Frithjof Schuon si riferisce alla gnosi come “nostra partecipazione alla ‘prospettiva’ del Soggetto divino che, a sua volta, è al di là della polarità separativa, di ‘soggetto-oggetto’....” (3) G.E.H. Palmer parla di essa come della “Sapienza formata da Conoscenza e Santità,” e sottolinea la distinzione “tra conoscenza acquisita tramite l’ordinaria mente discorsiva e la più elevata Conoscenza che viene dall’intuizione dell’Intelletto, dove il termine Intelletto ha lo stesso senso che aveva in Plotino o in Eckhart." (4)

In altre parole, la gnosi, secondo questa definizione, è una “conoscenza” sperimentale che deriva dall’espansione della coscienza dello gnostico al livello dell’Intelletto divino, in cui l’illusione di un se stesso (ego) separato viene cancellata – almeno temporaneamente – nella vasta prospettiva del più elevato Sè. Un simile stato non può, naturalmente, essere sostenuto indefinitamente. Ciò che sale, deve scendere. Ma essendo asceso a tali altezze, l’ego che si riunisce una volta disceso, rimane colpito in modo permanente. Esso ora “conosce” il proprio posto nello schema cosmico delle cose.

Una simile “conoscenza” non è facilmente comunicabile agli altri, in parte perché i punti di riferimento comuni sono pochi, e perché qualsiasi tentativo di descriverne l’esperienza è destinato a sminuirla e a reificarla. Così, coloro che sono stati benedetti dalla gnosi hanno usato strategie oblique per impartire l’ineffabile: poesia invece di prosa; miti al posto di analisi ben delineate; affermazioni paradossali anziché dichiarazioni.

Vi è ancora un altro fattore che contribuisce alla proliferazione di gnosi e gnosticismi: mentre l’esperienza della gnosi può essere astorica, cioè al di là del tempo e dello spazio, lo stesso gnostico ovviamente non lo è. Un buddista tibetano nei recessi dell’Himalaya, che prende per buona la reincarnazione e crede in numerosi dei, non riveste la sua gnosi con gli stessi indumenti di un sufi musulmano in Andalusia, che crede in una vita unica ed in un solo Dio. E viceversa.
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Da “La crepa nello Spazio” (1966)

“Un gelido sonno sembra il modo umano di far finire le pressioni della disoccupazione e della sovrappopolazione: spedire i cittadini in eccesso, nel futuro. I magazzini governativi sono pieni di bavaglini quando scoppia una lotta politica se sbarazzarsi o meno di loro attraverso una curvatura dello spazio. Poi qualche sconosciuta agenzia esterna aiuta i dormienti a svegliarsi." (2)


Uno gnostico, la cui epoca storica e il cui ambiente culturale sono quelli della guerra e della persecuzione, è probabile che lasci trapelare le sue circostanze nella sua spiegazione post-gnosi della realtà. Può esserci ancora una Realtà più elevata oltre il conflitto e la violenza che egli ha sperimentato nella gnosi, ma la sua versione mistica del viaggio alla Verità può figurarsi come una lotta più aspra per ottenere là ciò che altrimenti sarebbe diverso.

Alla fine, c’è da considerare la personalità e la condizione psicologica dello gnostico. Contrariamente ai presupposti olistici contemporanei i quali affermano che la combinazione di un sano regime dietetico, di una buona vita e di un atteggiamento positivo molto verosimilmente portino una persona ad una più alta coscienza spirituale, non è sempre così. Stati più alti possono anche essere attivati dall’ascetismo, da sostanze psicotrope, da pratiche di discipline o dal vero e proprio caso. In verità, un’assenza di desideri e di ossessioni può rendere più agevole la pratica meditative, ma la gnosi può anche irrompere in qualcuno che non sia per niente un santo. In un caso del genere, la sua comprensione post-gnosi della Realtà può ben essere tinta della sua predisposizione nevrotica.

La divina invasione

Il che ci riporta a Philip K. Dick.

Nel febbraio del 1974, Dick vive a Fullerton in California, un’anonima città della contea di Orange. Egli è fuggito dalla sua vecchia residenza nel nord della California, per allontanarsi dalla paura per la sua vita e per la sua salute. A lungo egli ha mescolato uso di droghe illegali, evasione fiscale per protesta contro la guerra in Vietnam e povertà cronica. Nel 1971, la sua precedente casa di San Rafael, a nord di San Francisco, è stata devastata da persone sconosciute, la sua cassaforte fatta esplodere e le sue cose asportate. Dopo aver tentato il suicidio, si è rifugiato in un centro recupero drogati di Vancouver e, nel 1972, da lì è volato a Fullerton. (5)

Nel 1974, egli sposa la sua quinta moglie, Tessa, ed ha un nuovo figlio, Christopher. Ma quasi immediatamente, in febbraio, dopo aver dovuto togliere due denti del giudizio sta aspettando dal drugstore la consegna del farmaco prescrittogli.(6)

Il campanello suona e Dick risponde alla porta. La ragazza del drugstore gli si presenta davanti, indossando una delicata collana dalla quale pende un pesce d’oro, un simbolo di Cristo spesso portato dai cristiani evangelici.

Come racconta in seguito Dick – forse in forma mitizzata – un raggio rosa simile a un laser parte dal pesce verso il terzo occhio di Dick. Esso ha un effetto straordinario: "improvvisamente sperimentai quella che poi seppi veniva chiamata anamnesi – un termine greco che significa letteralmente ‘perdita della dimenticanza.’ Ricordai chi ero e dove mi trovavo. In un istante, in un batter d’occhio, tutto ritornò in me. E non solo potevo ricordarlo, ma potevo vederlo. La ragazza era una cristiana clandestina e lo ero anch’io. Vivevamo nella paura di essere imprigionati dai Romani. Dovevano comunicare a segni criptici. Lei mi aveva appena detto questo ed era vero".(7)

L’anno successivo, Dick sente la sua psiche invasa da una “mente trascendentalmente razionale, come se per tutta la mia vita io fossi stato pazzo, e improvvisamente fossi guarito.” (8) Sperimenta visioni ipnagogiche, voci, sogni rivelatori ed una visione notturna di otto ore di migliaia di grafici colorati simili alle “pitture non oggettive di Kandinsky e Klee.” (9)

Dick giunge a soprannominare la mente invasiva razionale come VALIS (Vast Active Living Intelligence System = vasto sistema di intelligenza vivente attiva), che dà il titolo al suo romanzo del 1981 che racconta in forma di fiction la sua incredibile esperienza mentale. Forse è estremamente significativo che egli abbia avvertito che “il tempo reale era cessato nell’anno 70 dell’era cristiana con la caduta del tempio di Gerusalemme. Esso è ricominciato nel 1974. Il periodo di intervallo è stato una perfetta interpolazione spuria che scimmiottava la creazione della Mente....” (10)

Le domande che preoccupano PKD tutta la vita, “che cos’è la realtà?” e “che cos’è l’uomo?”, non gli permettono di risolvere queste sue esperienze del 1974 in una singola, agevole spiegazione. Egli le spiega in vario modo a se stesso come comunicazioni da Dio o da un satellite che orbita attorno alla Terra, o in maniera molto barocca come invasioni psichiche, gentile omaggio di trasmettitori psicotronici dell’Accademia Sovietica delle Scienze. Esse hanno fornito il nutrimento per diversi ulteriori romanzi prima della sua prematura morte nel 1982 all’età di 53 anni.

Si può giustamente porre la domanda se l’esperienza del 1974 di Philip K. Dick abbia costituito una forma di gnosi. A giudicare dai suoi numerosi racconti e romanzi, Dick ha operato per tutta la sua vita con la viscerale sensazione che la realtà, quale noi comunemente la percepiamo, è una facciata. Egli sente che c’è qualcosa di moralmente sbagliato in un universo dove l’innocente gatto di un amico può attraversare la strada ed essere allegramente investito da una macchina di passaggio. I suoi romanzi sono ritornati più volte al tema del piccolo uomo afferrato dalle macchinazioni del potere al di là della sua portata e del suo controllo. Dick può essere nominalmente stato un episcopale, ma costituzionalmente era uno gnostico.
VALIS (1981)

“Una congrega di forme di ricerca religiosa per esplorare le visioni rivelatrici di un Horelover Fat; un ana.. analogo semi-autobiografico di PKD. La ricerca ermeneutica del gruppo conduce alle proprietà di un musicista rock dove essi affrontano il Messiah; una bambina di due anni di nome Sophia. Ella conferma i loro sospetti che un antica, meccanica intelligenza in orbita attorno alla Terra, guidava le loro scoperte.” (11)


Ma, ecco il paradosso: non tutti gli gnostici ricevono la gnosi completa. Alcuni Gnostici, come i Catari della Francia meridionale, riconoscevano questo dividendo i propri membri in semplici credenti ed eletti (perfecti), e si può certamente presumere che non tutti i perfetti avessero conseguito la piena consapevolezza mistica. (13)

Gli Gnostici dicevano che c’erano diversi piani o sfere tra il nostro mondo materiale ed il puro regno spirituale del Pleroma, “casa” del Dio Sconosciuto. Questi piani erano retti da Arconti, e parte della prova per l’anima dello Gnostico, alla morte, consisteva nell’oltrepassare queste autorità cosmiche senza essere intrappolato.

Lo Gnostico che realizzava la gnosi completa prima della propria morte, (una consapevolezza riferita in terminologia sufi come “morire prima che tu muoia,”) veniva benedetto dalla chiave per effettuare con sicurezza il viaggio post-mortem. Ma non tutte le gnosi sono complete ed alcune esperienze possono fornire solo una realizzazione parziale – forse un regno di un Arconte intermedio che somiglia di più al nostro mondo velato che al Pleroma.

Sebbene incompleta, questa gnosi potrebbe essere ancora utile per gettare luce sulla nostra presente difficile situazione – purché le sue percezioni non vengano prese per il mondo finale o per il quadro totale.

Io propendo che la gnosi di Philip K. Dick sia stata di questo tipo parziale: problematica, irresistibile, ambigua e politica quanto spirituale. La sua predisposizione alla paranoia – esacerbata dall’abuso di amfetamine, dal clima dell’era McCarthy e dallo scompiglio politico degli anni ‘60 – lo portò a scrivere dozzine di romanzi prima del 1974 che erano in generale gnostici nella loro esplorazione di realtà allucinanti, della lotta dell’individuo con autorità ostili e nel loro interrogarsi sulla moralità convenzionale. La gnosi di Dick del febbraio-marzo ’74 – che egli visse in modo dissociato come intrusione nella propria coscienza di una mente razionale più elevata – giunse ad essere da lui intesa come una rivelazione dalle profonde implicazioni politiche. Ciò non è sorprendente, date le sue preoccupazioni politiche, che erano già presenti.

La storia umana potrebbe sembrare una serie senza fine di cicli ricorrenti: il potere detenuto da pochi consolida se stesso, ne consegue la corruzione, il regime crolla e viene rimpiazzato, e così via. PKD, comunque, catturato dalla gnosi del raggio rosa, giunse ad una conclusione insistentemente mitica: il tempo reale si era fermato nel 70 d.C., un tempo onirico spurio si era imposto su di noi per diciannove secoli e poi, tramite un intervento esterno, il tempo reale è ricominciato. Al di sotto dell’apparenza ordinaria del nostro mondo moderno, Dick (ed altri eletti) sono in realtà dei Cristiani delle origini in conflitto con l’Impero romano, che è ancora al potere.

É questa realmente una grande verità cosmica? Io penso di no. Anche negli anni ’70 essa ha il suo lato banale, come la nozione di Dick che le dimissioni del Presidente Nixon dopo il Watergate fossero un evento di significato cosmico.

Ma in maniera metaforica ed anche archetipica, la gnosi di PKD ha svelato una realtà politico-spirituale per noi sempre più rilevante, vent’anni dopo la sua morte. “L’Impero non è mai finito,” ha scritto Dick, e chi metterebbe in discussione questo, dal momento che vediamo la Superpotenza regnante far tintinnare le sciabole verso i propri lacché e i propri nemici designati? I colossi culturali dei conglomerati dei media e di Hollywood hanno diffuso una nebbia onirica che avvolge il passato ed il futuro in un eterno presente di novità e distrazione. La semplice fatica di pensare in modo chiaro, liberi da cliché, trivialità e consumismo, richiede uno sforzo eroico, simile a quello per evitare gli Arconti ad ogni svolta.
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Da “La divina invasione” (1981)

“Una collisione aerea ha messo in pericolo la conclusione positiva del Secondo Avvento. Gli stessi Apollinei e Dionisiaci di Emmanuel sono divisi da una parziale amnesia. La loro reintegrazione è ostacolata dalle forze di Belia della corruzione che controllano la Terra. Il padre putativo del Paracleto, Herb Asher, affronta i problemi con la propria redenzione. Herb trova alleati nel profeta Elijah, suo socio in un negozio di audio e nella cantante Linda Fox, suo vero amore e costruzione fornita di energia da Valis.” (12)


Dick pensava che il 1974 fosse un punto di svolta – un tempo in cui la Verità iniziava di nuovo a penetrare il velo delle apparenze. Uno si augura che questo fosse realmente vero, ma lo shock dell’11 settembre e la conseguente guerra, portano a concludere che vi è ancora abbondanza di cortine – forse più che mai.

Al livello in cui è leggermente dischiuso il velo, Minority Report comunica un sentore della gnosi politica di Philip K. Dick. Nonostante tutta la confusione ipnotica presente, a volte fa passare un segnale liberatorio. Ma nessun film – e nessun libro – può sostituire per una persona il proprio incontro con il Dio Sconosciuto.

Qualsiasi gnosi genuina – parziale o completa, politica o spirituale – ha più valore di tutte le parole che sono state scritte su di essa. Prima di tutto, rimanete vigili, e quando quel bussare giunge alla porta, recitate una breve preghiera che sia la ragazza dalla collana con il pesce e non la polizia del Dipartimento del Pre-crimine.



Note

1. Sommario da Daniel J.H. Levack, PKD: A Philip K. Dick Bibliography (San Francisco, CA: Underwood/Miller, 1981), p. 24.
2. Ibid, p. 53.
3. Frithjof Schuon, Gnosis: Divine Wisdom (Bedfont, Middlesex: Perennial Books, 1990) p. 76.
4. Ibid, G.E.H. Palmer, “Translator’s Forward,” p. 8.
5. Per una resoconto completo della vita di Dick, vedere: Larry Sutin, Divine Invasions: A Life of Philip K. Dick (New York, NY: Harmony Books, 1989).
6. Nella narrazione di Dick egli attendeva con impazienza il farmaco antidolorifico. Il resoconto di sua moglie suggerisce che egli avesse già preso della codeine e stesse aspettando il farmaco per la pressione sanguigna.
7. Da “How to Build a Universe that Doesn’t Fall Apart Two Days Later,” pubblicato come introduzione a I Hope I Shall Arrive Soon (New York, NY: Doubleday, 1985.);
8. Dall’intervista in Charles Platt, Editore, Dream Makers: The Uncommon People Who Write Science Fiction (New York, NY: Berkeley Books, 1980) p. 155.
9. lettera di PKD a Peter Fitting, giugno 1974.
10. Philip K. Dick, VALIS (New York, NY: Bantam Books, 1981) p. 228.;
11. Levack, p. 70.
12. Ibid, p. 27.
13. Yuri Stoyanov, The Hidden Tradition in Europe (London: Penguin/Arkana, 1994) p. 162.

- Letture raccomandate: Il Vangelo di Tommaso; I Vangeli Gnostici di Elaine Pagels.-

Jay Kinney è co-autore, con Richard Smoley, di Hidden Wisdom: A Guide to the Western Inner Traditions (Penguin/Arkana, 1999) ed editore della prossima antologia The Inner West (J.P. Tarcher). Egli è stato editore e redattore capo della rivista Gnosis dal 1985 al 1999 (www.gnosismagazine.com).

Il presente articolo è apparso sul n. 74 di New Dawn (Settembre-Ottobre 2002)

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